
Dopo aver detto due parole sulla felicità in generale e sul perché fa paura, provo a rispondere alla domanda se esiste o meno un diritto alla felicità.
Tra le tante citazioni possibili riporto la Costituzione americana: “ Noi riteniamo… : che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità…”
O quella giapponese: “Tutte le persone che costituiscono il popolo saranno rispettate come individui ed il loro diritto alla vita, alla libertà ed al perseguimento della felicità, entro i limiti del benessere pubblico.”
Per finire l’ONU: “L’Assemblea generale […] consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, […]decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità.
Queste tre citazioni riportano quello che per me è il diritto alla felicità. Non inteso che per diritto io debba essere felice, ma come la possibilità per me di percorrere il mio cammino alla ricerca della mia felicità (nel rispetto dei limiti sociali).
E come posso farlo?
Aristotele diceva che la felicità è una ragione di vita che deve essere perseguita per quello che veramente è e non per ottenere qualcos’altro.
Ciascuno è felice a modo suo, per cose sue. Perché la felicità è strettamente connessa alla vita. E la vita è un viaggio. Ed ogni viaggio ha una meta. Sarà la meta del tuo viaggio, lo scopo della tua vita a determinare la tua felicità. Se troverai il tuo scopo e ti dirigerai verso esso, ogni passo ti porterà verso la tua felicità. Ovviamente non sarai felice 24/24. Ovviamente capiteranno cose negative. Ma sarai fondamentalmente felice perché starai andando nella direzione della tua mission, dei tuoi valori, del tuo essere. A quel punto la felicità sarà il viaggio stesso, sarà la tua vita.
Diceva il grande Luis Sepùlveda:
„La felicità è un diritto umano. Allo stesso modo in cui ho combattuto, più che per l’idea di libertà, per non dimenticare che sono un uomo libero: quando difendo il diritto alla felicità, lo faccio per non dimenticare che io sono stato e sono immensamente felice.“
Ma se esiste diritto alla felicità, in capo a chi insiste il relativo dovere? Perché, vedete, è un nostro diritto, ma non ci viene regalato: la responsabilità di conquistarla è tutta nostra.
Inoltre questo dovere, il dovere di migliorare la vita, lo abbiamo sia nei nostri confronti che nei confronti degli altri. Nei nostri confronti mi pare superfluo spiegarlo. Provo ad argomentare perché è anche un dovere nei confronti degli altri.
In molti pensano che la ricerca della propria felicità sia egoismo. Al di là del giusto amore di sé, Provo a fare un paio di considerazioni in tal senso.
1)Avete più piacere, state meglio in compagnia di persone positive o negative? Sicuramente con persone positive. La vicinanza, la frequenza di persone tristi o allegre influisce sul vostro umore? Certo che sì. Gli stati mentali, gli stati emotivi, sono contagiosi, per cui se miglioro il mio, miglioro quello delle persone a me vicine. E di lì si irradia.
2) Ed oltre a migliorare dal punto di vista psicologico, posso migliorare la vita degli altri dal punto di vista fisico. Sono molteplici gli studi in cui è dimostrato che gli effetti fisici della felicità (endorfine e serotonina alta e cortisolo basso) producono vita media più lunga e minor incidenza di malattie.
3) Ed ancora: volete essere altruisti, volete recare felicità a qualcuno. Ma come pensate di poter dare a chicchessia qualcosa che non possedete? E’ una contraddizione assurda. Dovete essere felici per poter rendere più felici gli altri.
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Ora prova a pensare al mondo.
Al tuo mondo.
Immaginatelo diverso.
Immaginatelo felice.
Immagina i suoi componenti felici. Ebbene, quella visione o qualcosa che gli si avvicini, è possibile.
Ma non dall’ oggi al domani.
Non tutto insieme.
Un passo alla volta.
Una persona alla volta.
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Si comincia da uno.
Da chi? Da te.
Da quando? Da oggi.
Cambia te stesso.
Cambia la tua vita.
Cambia la vita degli altri.
Cambia il mondo.
Buona vita.
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